Oggi vive da solo con sua figlia Costanza, abita nel quartiere Crocetta a Torino, ed è priore della fraternita di san Domenico. Organizza incontri biblici in ambiente domestico e momenti di formazione presso il monastero di Pra’ d Mill, credo che sia un predicatore sincero e curiosamente appassionato. Ha una moto nuova, finalmente, e insegna in un liceo.

Ho il fondato sospetto che non ami andare in vacanza e d’estate bivacca sulla terrazza dove ha scritto “L’acqua nera di Erbrun”, il suo primo romanzo, in uscita a natale per i tipi di Riccadonna. Un libro “d’acqua”, troppo cattolico per piacere a un “laico”, troppo laico per piacere a un “cattolico”: una terra di nessuno che può conquistare alla sola condizione di essere fuori dal coro. Un libro bellissimo, che ho avuto la fortuna di vedere in bozza.

Di se dice: «ho provato a insegnare a nuotare ad una donna senza braccia e senza gambe, forse la cosa più assurda e significativa della mia vita», nella sua misantropia coltiva un rapporto defilato con la sofferenza, una cosa di cui non ama parlare. Ha frequentato il Cottolengo, dove forse ancora vendono le sue immagini del beato, Lourdes e ha insegnato arte nella sezione scolastica dell’ospedale pediatrico. Qualche volta, nel deserto dell’estate cittadina suona “Jan Anderson” con il flauto traverso che gli ha regalato Patrizia o Margherita, a secondo dei punti di vista, la psicologa neuro linguista che frequenta da dieci anni.   

FAIH Giugno 2008